Ictus e infarto: quali sono le conseguenze sulla carriera dei lavoratori?

Pubblicato il 14/11/2022 LAVORO

a cura di: Elena Farina

Uno shock di salute è definito come un improvviso, ed imprevisto, deterioramento della salute causato da una malattia o da un infortunio. Ictus e infarto ne sono due esempi lampanti. Che cosa succede ad un lavoratore quando subisce questo tipo di shock? Quanto incide il contesto istituzionale sulle conseguenze in ambito occupazionale? Con il lavoro di Simonetti et al. (2022) si è cercato di rispondere a queste domande.

Per lo studio è stato utilizzato l’archivio longitudinale WHIP-Salute, il sistema di sorveglianza al cui sviluppo ha partecipato anche il Servizio di Epidemiologia dell’ASL TO3 e che integra i dati sulle carriere occupazionali di un campione di lavoratori dipendenti nel settore privato a livello nazionale con le informazioni di salute derivanti dalle schede di dimissione ospedaliera. Sono state utilizzate delle tecniche di analisi econometriche che si basano sul confronto di soggetti che hanno vissuto lo shock di salute con soggetti simili (in termini demografici, di salute, di storia lavorativa passata) che nello stesso periodo non hanno sperimentato lo shock. E’ stata confrontata la storia lavorativa di questi due gruppi nei 9 anni successivi, rispetto all’impiego, alle ore lavorate, al salario e alla protezione sociale ricevuta.

I risultati delle analisi indicano una significativa riduzione della probabilità di lavorare, di circa il 10%, a cui si associa una corrispondente perdita reddituale. Questo effetto sembra essere permanente, infatti non si osservano transizioni verso altre forme di lavoro o presso altri datori di lavoro. In generale nel contesto italiano è molto difficile trovare un nuovo impiego dopo essere usciti dal mercato del lavoro. Inoltre il part-time volontario è molto poco diffuso e non c’è margine di aggiustamento delle ore lavorate, cosa che permetterebbe di rimanere attivi ad una quota di soggetti che, ad orario invariato, faticano a mantenere l’impiego preesistente.

Il sistema di protezione sociale offre una parziale copertura reddituale a chi smette di lavorare, ma non ci sono evidenze che gli operai (più a rischio di perdere la capacità reddituale rispetto agli impiegati) usino strategicamente strumenti di welfare, quando dotati di capacità lavorativa residua.

Finora la ricerca scientifica che ha studiato questo tema lo ha affrontato in contesti istituzionali molto diversi da quello italiano, tipicamente caratterizzati da un mercato del lavoro meno rigido. Questo è il primo lavoro che studia il caso italiano e che fornisce evidenza su come le conseguenze degli shock di salute persistano nel lungo periodo.

Per approfondimenti, ecco il link all’articolo completo scaricabile gratuitamente:

Simonetti I, Belloni M, Farina E, Zantomio F. Labour market institutions and long term adjustments to health shocks: Evidence from Italian administrative records. Lab Econ 2022; 79: 102277. https://doi.org/10.1016/j.labeco.2022.102277




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