Prone Positioning in Non-Intubated Patients With COVID-19 Outside of the Intensive Care Unit: More Evidence Needed

Pubblicato il 16/10/2020 COVID-19

a cura di: Silvano Santoro

Ripoll-Gallardo A, Grillenzoni L, Bollon J, Della Corte F, Barone-Adesi F. Prone Positioning in Non-Intubated Patients With COVID-19 Outside of the Intensive Care Unit: More Evidence Needed. Disaster Med Public Health Prep. 2020 Jul 27:1-3. doi: 10.1017/dmp.2020.267.

 

Non è un segreto che la pandemia da Covid-19 stia mettendo a dura prova i sistemi sanitari di tutto il mondo compreso quello Italiano. Durante i mesi di lockdown l’emergenza ha costretto gli ospedali italiani a diventare campi di battaglia a causa di un'afflusso di pazienti troppo abnorme e le limitate risorse disponibili. Fornire il miglior livello di assistenza per un singolo paziente non è stato più fattibile e quindi l’unica alternativa possibile è stata quella di garantire il meglio per il maggior numero di persone possibile. Gli staff medici hanno, infatti, preso decisioni senza precedenti come ad esempio fornire trattamenti compassionevoli per i quali non sono ancora disponibili adeguate evidenze.

Questo è il caso dell'uso della ventilazione a pressione positiva non invasiva e della ventilazione a pressione continua delle vie aeree, combinate con la posizione prona nei pazienti COVID-19 con sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) trattati al di fuori delle unità di terapia intensiva

In questo lavoro piemontese sono state raccolte e commentate le evidenze disponibili su questo tema, in corrispondenza anche di una breve sintesi dei dati di pazienti in cura presso alcune strutture sanitarie sotto la direzione dell’Università del Piemonte Orientale (UNIPO).

La posizione prona (PP) migliora l’ossigenazione e riduce la mortalità in pazienti intubati con sindrome da distress respiratorio acuto. La carenza di ventilatori e di letti in terapia intensiva hanno spinto (e stanno spingendo) i medici in tutto il mondo a utilizzare sempre di più la PP al di fuori delle unità di terapia intensiva anche per pazienti non intubati, nel tentativo di evitare o ritardare l'intubazione endotracheale.

I risultati raccolti non suggeriscono una minore intubazione o tasso di morte, ma a quanto pare sembra impossibile trarre conclusioni nella fase attuale dato: a) il disegno dello studio retrospettivo, b) la piccola dimensione del campione, c) la mancanza di un gruppo di controllo e d) i dati incompleti delle varie serie di casi e di altri studi pubblicati.

È importante segnalare che per l’obiettivo di evitare l'intubazione e aumentare la sopravvivenza sarebbe opportuno lavorare sui risultati in attesa degli RCT in corso e sui risultati di tutti i pazienti COVID-19 con ARDS inclusi nelle piccole serie di casi.



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