Nascere in Piemonte

Pubblicato il 18/03/2019 MATERNO INFANTILE

a cura di: Luisa Mondo, Raffaella Rusciani e Teresa Spadea

Quante donne hanno partorito in Piemonte negli ultimi 10 anni?

Da chi sono state seguite in gravidanza? Quante visite hanno effettuato? A quante ecografie sono state sottoposte? Hanno fatto la diagnosi prenatale? Hanno frequentato gli incontri di accompagnamento alla nascita? Hanno ricevuto l’agenda di gravidanza e l’hanno utilizzata? Come hanno partorito, dove?

Questi ed altri interrogativi trovano risposta nel volume “Nascere in Piemonte: Percorso Nascita regionale” nel quale vengono analizzati i certificati di Assistenza al Parto (CedAP) relativi al periodo 2006-2016.

Il volume si articola in una sezione relativa all’offerta, da parte della regione Piemonte, in ambito socio/sanitario, alle donne/coppie in gravidanza illustrando le opportunità, in termini di risorse organizzative ed umane, che il SSR ha messo a punto per accompagnare la diade mamma/bambino durante il Percorso Nascita inteso come “l’insieme di tutte le prestazioni offerte dalla Regione Piemonte per promuovere la salute della donna e del bambino e per fornire adeguata assistenza in gravidanza, all’atto del travaglio e del parto e successivamente durante l’allattamento ed il puerperio. Nella parte successiva si analizza in che misura sono accolte queste proposte di prevenzione, diagnosi e cura.

In base alle caratteristiche del dato in analisi, i risultati vengono presentati con aggregazioni territoriali differenti: per ASL di residenza della madre (che dà maggiormente conto dell’assistenza in gravidanza) o rispetto al Punto Nascita in cui è avvenuto il parto (che permette di mettere in relazione il tipo di assistenza ricevuta con gli esiti al momento del parto oltre che con le modalità assistenziali proprie del PN).

Per rendere il testo più comprensibile anche ai non addetti ai lavori, per ogni voce analizzata, sono state inserite informazioni utili alla comprensione dell’indicatore in esame. Inoltre, per alcuni indicatori, vi è un commento sul perché tale dato venga raccolto, quale sia l’atteso e le ragioni di un eventuale scarto tra questo e l’osservato.

Per ciascun indicatore di assistenza viene presentato il valore complessivo, l’andamento, la distribuzione in base ad altre caratteristiche della donna potenzialmente influenti quali quelle socio demografiche (età, cittadinanza, istruzione) o clinico/anamnestiche (numero di gravidanze precedenti). Per alcuni indicatori è stata condotta anche un’ulteriore analisi di approfondimento, volta a valutare la presenza di eventuali disuguaglianze sociali nell’assistenza e negli esiti della gravidanza, così come ipotizzabile sulla base dei dati di letteratura. Particolare attenzione vien data alla cittadinanza materna poiché il crescente numero di gestanti straniere richiede nuove modalità organizzative da parte dei servizi, per esempio la necessità di offerta attiva e mediazione culturale per raggiungere il più alto numero possibile di donne in modo da rendere fruibile e rispettosa l’offerta.

In appendice vi sono inoltre tre capitoli relativi rispettivamente a stili di vita, taglio cesareo e diagnosi prenatale.

Vediamo così, nei 10 anni di studio, una netta riduzione complessiva dei nati in una regione in cui il tasso di fecondità si è sempre mantenuto a livelli significativamente più bassi della media nazionale e con un aumento relativo dei nati da donne straniere (nel 2006 erano il 22,8%, nel 2016 il 30,5%).

Il 34,7% delle gravidanze è stata seguita nei servizi pubblici dedicati alla gravidanza fisiologica (Consultorio o da ambulatorio per gravidanza fisiologica), il 3,9% in ambulatori per gravidanza a rischio, il 55,6% da libero professionisti. Nel servizio pubblico si rileva una maggior aderenza alle linee guida rispetto al settore privato, con un contenimento dell’eccessiva medicalizzazione; d’altra parte, la maggiore presenza di gestanti in condizioni di fragilità (economica, culturale, sociale) dà conto delle più alte percentuali di controlli insufficienti nel pubblico rispetto al privato prevalentemente appannaggio delle gestanti più giovani, di minor livello socio-economico, straniere. Per quanto riguarda i test di screening e la diagnosi prenatale invasiva, si assiste ad un progressivo estendersi della copertura da parte del test integrato mentre il ricorso alla Diagnosi Prenatale Invasiva continua ad essere la scelta di molte donne in età avanzata. La quasi totalità (99,5%) delle donne partorisce in PN pubblici; il 28,1% viene sottoposto a taglio cesareo: il rischio aumenta con l’età, nelle multipare, tra le donne meno istruite e non occupate mentre le cittadine straniere hanno una probabilità di intervento dell’8% inferiore rispetto alle italiane. Oltre l’85% dei parti pretermine avviene in PN di II livello.

Nel complesso emerge una regione in cui l’assistenza alla gravidanza, parto e neonato è un Livello Essenziale di Assistenza (LEA) realizzato attraverso una serie di servizi sanitari (Consultori, Ambulatori, Punti Nascita, Terapie Intensive Neonatali, Servizio Trasporto Assistito Materno, Servizio Trasporto Emergenze Neonatali), di strumenti quali l’Agenda di Gravidanza, e di prestazioni inserite nei profili assistenziali condivisi tra servizi ospedalieri e territoriali (Screening prenatale, Ecografie, Bilancio di Salute delle 36-37 settimane, Incontri Accompagnamento Nascita). Opportunità colte dalle gestanti/coppie, seppur con alcune differenze sociali e territoriali, e che conducono ad ottimi esiti delle gestazioni che si vivono in Piemonte.

Per saperne di più:

https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2019-02/nascere_in_piemonte_2006_2016.pdf




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