Salute degli immigrati e disuguaglianze socioeconomiche nella popolazione residente in Italia.

Pubblicato il 16/01/2020 IMMIGRAZIONE

a cura di: Luisa Mondo

L'ultimo numero di Epidemiologia & Prevenzione (Epidemiol Prev 2019; 43 (5-6) Suppl 1: 1-80) dedica un supplemento alla salute degli immigrati ed alle disuguaglianze socioeconomiche nella popolazione residente in Italia attraverso la rete degli Studi Longitudinali Metropolitani.

I dati sulla popolazione immigrata confermano come in molti Paesi dell'Europa occidentale, gli immigrati siano maggiormente rappresentati nella componente giovane della popolazione, ma siano potenzialmente più vulnerabili.

In particolare la salute materno-infantile continua ad essere una delle dimensioni più critiche per la popolazione immigrata in Italia. Sia la mortalità neonatale (0-28 gg.) sia quella post-neonatale (29-365 gg.) sono significativamente più elevate (neonatale: OR 1,71; IC95% 1,22-2,39 – post-neonatale: OR 1,63; IC95% 1,03-2,57) tra i figli di donne immigrate, anche dopo aver aggiustato l'analisi tenendo conto del livello di istruzione della madre. Seppur in modo minore (OR 1,24; IC95% 0,73-2,11), si osserva una differenza tra italiani e immigrati anche per la mortalità nei bambini tra 1 e 4 anni. Tali eccessi riguardano in particolare gli immigrati provenienti dall’Africa settentrionale e subsahariana e gli immigrati con più di 5 anni di permanenza in Italia.

E' possibile ipotizzare che almeno una parte della maggiore mortalità possa essere spiegata dalle condizioni di vita nei Paesi di origine, che nell'Africa subsahariana determinano tassi di mortalità infantile e nei primi anni di vita tra i più alti al mondo.

Più in generale i tassi di mortalità per tutte le cause sono inferiori per gli immigrati rispetto agli italiani (maschi: MRR 0,83; IC95% 0,78-0,90 – femmine: MRR 0,70; IC95% 0,64-0,77), eccetto che per gli uomini e le donne provenienti dall’Africa subsahariana, per i quali si registrano eccessi di mortalità rispetto agli italiani (maschi: MRR 1,33; IC95% 1,121,59 –  femmine: MRR 1,69; IC95% 1,31-2,17).

Sono poi stati affrontate le differenze nell'ospedalizzazione Evitabile (OE): le condizioni riconducibili all'OE (sono state identificate secondo la definizione proposta dall’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) per la popolazione pediatrica e adulta.

Per gli adulti sono state individuate 10 condizioni di OE (disidratazione, polmonite batterica, infezioni del tratto urinario, appendicite acuta con complicazioni, diabete scompensato/complicato, amputazione delle estremità inferiori in pazienti diabetici, asma, broncopneumopatia cronico-ostruttiva, ipertensione, insufficienza cardiaca congestizia), per la popolazione pediatrica ci si focalizza su 5 condizioni (gastro-enterite, diabete complicato, asma, appendicite acuta con complicazioni, infezioni del tratto urinario).

Per gli adulti la condizione principale risulta essere la polmonite (22,6%), seguita da cardiopatia (17,5%), diabete (15,2%), infezioni del tratto urinario (10,7%), BPCO (10,0%), ipertensione (9,7%), asma (1,6%), amputazioni (1,7%) e disidratazione (1,9%).

Nei bambini, il 62,3% dei ricoveri evitabili è rappresentato dalla gastroenterite, seguita da asma (16,6%), appendicite acuta con complicazioni (13,7%) e infezioni del tratto urinario (5,3%).

In generale, gli immigrati adulti provenienti da PFPM presentano un rischio maggiore di OE rispetto ai cittadini italiani, in misura più accentuata nella popolazione maschile soprattutto dell'Africa subsahariana mentre i soggetti provenienti dall’Europa centro-orientale presentano rischi sovrapponibili a quelli degli italiani.

Questo dato deve portare a riflettere sul fatto che, nonostante la natura unitaria (e universalistica) del Servizio Sanitario Nazionale italiano, le singole regioni applichino poi modelli di assistenza diversificata la quale si traduce in molteplici modalità di accesso (centri ISI, centri del terzo settore, pronto soccorso, ricoveri in urgenza).

Il volume conclude ponendo alcuni elementi di riflessione rispetto al fatto che accoglienza ed integrazione per gli stranieri, equità per immigrati ed italiani, siano le condizioni necessarie per poter davvero usufruire di un servizio sanitario pubblico di alto livello e per poter superare le cure di tipo emergenziale e passare alla pianificazione di interventi di prevenzione primaria e secondaria.




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