Pubblicato il 19/12/2019 - Autore: Carlo Mamo
Il 25 novembre è il giorno internazionalmente dedicato al contrasto delle violenze sulle donne e al ricordo delle vittime. L’Istituto Superiore di Sanità, da anni impegnato sul tema con progetti di ricerca, formazione e sorveglianza ospedaliera, ha per l’occasione organizzato un convegno teso ad analizzare le radici antropologiche e culturali del problema, le sue dimensioni, le azioni di presa in carico, cura e accoglienza delle vittime, la possibilità di riconoscimento in setting sanitari dei casi non denunciati.
Da un punto di vista epidemiologico, il problema delle violenze su donne (e altri soggetti vulnerabili, come bambini e anziani) risulta particolarmente stimolante. Le dimensioni reali vengono periodicamente stimate attraverso survey dedicate. Tuttavia tali survey sono insufficienti a definire indicatori di burden of disease. Per tali indicatori, bisogna affidarsi alle fonti correnti di mortalità e assistenza sanitaria. Se possiamo considerare completi e affidabili i dati di mortalità, quanto possiamo ritenere completi e affidabili i dati traibili dalle fonti correnti sanitarie? Le esperienze di valutazione svolte dal Sepi negli ultimi anni confermano i limiti di sensibilità delle stime, conseguenza dell’elevata sottonotifica. Le vittime tendono a non denunciare l’aggressore (più spesso il coniuge/partner/genitore), e molti traumi da violenza su donne e bambini vengono semplicemente denunciati e codificati come infortuni domestici.
La maggiore frequenza di pazienti esposte a violenza rilevate negli ospedali del Piemonte negli ultimi anni può tuttavia essere giudicata positivamente, poiché conseguenza non tanto di una maggiore occorrenza quanto di un aumentato riconoscimento delle vittime. Regioni più virtuose, come ad esempio la Toscana, già da alcuni anni presentano stime sufficientemente affidabili del problema, grazie a protocolli di pronto soccorso dedicati alle sospette vittime di violenze (è interessante al riguardo notare come il problema di sottostima non riguardi solo il genere femminile).
Ulteriore campo di applicazione dei metodi epidemiologici riguarda la valorizzazione dei campi testuali di pronto soccorso e l’analisi della ripetitività degli accessi nell’ottica di validare procedure automatiche di segnalazione di casi sospetti. Il Sepi sta attualmente lavorando alla validazione di procedure automatizzate di riconoscimento, in collaborazione con l’ISS e il Dipartimento di informatica dell’Università di Torino.
Allegati:
Sorveglianza delle violenze su soggetti vulnerabili (diapositive)
Nell’ambito della quattordicesima Conferenza europea Excellence in Pediatrics (EiP), che si è tenuta ad Amsterdam dall’1 al 3 dicembre 2022 dedicata al tema del miglioramento della salute dei bambini e degli adolescenti a livello globale, il Servizio di Epidemiologia dell’ASL TO3 in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche (Università di Torino) ha partecipato con il contributo: I ricoveri nei pronto soccorso per comportamenti autolesionistici non suicidari tra gli adolescenti in Italia: uno studio trasversale retrospettivo di undici anni
La violenza verso soggetti vulnerabili, compiuta più frequentemente da familiari e conoscenti, rappresenta un problema in gran parte nascosto e sottostimato. Il Pronto Soccorso (PS) rappresenta il setting ideale per identificare vittime di abusi e maltrattamenti ripetuti.
L’Ufficio Statistico Regionale, in collaborazione con l’Assessorato ai Trasporti, pubblica annualmente un breve rapporto sulla situazione e sull’evoluzione dell’incidentalità stradale in Piemonte, tratto dalla rilevazione Istat/ACI sul fenomeno.